Tempo: 3,15 h Dislivello Salita: 220 m Dislivello discesa: 600 m Segnaletica: 101

Breve tappa, lungo una fascia di verdeggianti pascoli, con arrivo all’antica casa cantoniera della Cà San Marco. Costruita durante il dominio della Repubblica Veneta, intorno alla seconda metà del 1500, venne utilizzata come frontiera e punto di sosta delle carovane dei mercanti che trasportavano merci da Venezia verso l’Europa. Lasciato il Rifugio Benigni (2222 m), si prende in direzione dell’asta portabandiera. Con ripidi tornanti, lungo un tracciato dal fondo sconnesso, si scende verso l’ampia conca erbosa fino all’inizio di un ripido canale roccioso percorso dall’acqua. Con calma, prestando attenzione a non smuovere sassi, si discende per un centinaio di metri, quindi lungo uno stretto ma inciso sentiero si percorre la base della bastionata rocciosa della Cima Piazzotti Orientale.

Raggiunto un bivio si ignora il sentiero che scende a destra, lungo la Valle di Salmurano, ma si prosegue in direzione del Passo di Salmurano (m 2017) che si raggiunge con breve salita. Dal Passo, antico ed importante punto di collegamento con la Val Gerola in Valtellina, si procede in direzione di un traliccio dell’Enel lungo un agevole tracciato che sfrutta i camminamenti militari, risalenti alle opere di difesa predisposte al tempo della Prima Guerra Mondiale. Lungo tutti i principali passi orobici vennero realizzate delle postazioni di difesa composte da camminamenti in trincea, gallerie nella roccia e piccole baracche di vedetta. Tali opere avevano lo scopo di contrastare l’avanzata degli austriaci, qualora il fronte dell’Adamello avesse ceduto, impedendo così la calata verso la pianura lombarda. Fortunatamente questa seconda linea di difesa non servì e, finita la guerra, venne abbandonata.

Si continua poi a mezza costa, attorniati da cespugli di rododendro, mentre lo sguardo domina sulla sottostante Valle di Salmurano e attraversati diversi canali, alcuni dei quali percorsi dall’acqua, si raggiunge un ampio costone che si discende per ripido pascolo. Terminata la discesa si prosegue in piano e poco oltre una valletta s’incontra la Baita alta (1997 m) 1h 15′ dalla partenza, situata nel suggestivo vallone dominato dalla cuspide del Monte Valletto (fontana con acqua). I fischi emessi delle marmotte, prima di infilarsi svelte nelle loro tane, gli enormi massi di crollo, fra i quali i mandriani hanno ricavato alcuni ripari naturali, contibuiscono a rendere la zona piena d’incanto. Risalendo per una cinquantina di metri si raggiunge un’ampia spianata erbosa, nei pressi della vetta del Monte Avaro. Qui esistono due possibilità:

1) salire alla Bocchetta Triomen (m 2200) e poi scendere ai graziosi Laghetti di Ponteranica (m 2105) incastonati fra ripidi pareti. Dai laghi si piega a destra lungo un primo tratto pianeggiante che dirige verso una costa erbosa quindi, seguendo le indicazioni si scende fino ad una bocchetta, punto d’incontro con il tracciato orientale da cui si ricongiunge al sentiero n. 101 (si allunga il percorso di circa 30′).

2) continuare in piano rimanendo sopra i pascoli dei Piani dell’Avaro, proseguire sempre a mezza costa lungo le pendici del Monte Ponteranica e Colombarolo e raggiunge il Piano dell’Acqua Nera (m 1750). Si supera un torrente ed in salita ci si immette sul sentiero n. 116 che scende dal Passo di Verrobbio e porta alla centeneria casa cantoniera, ora Rifugio Ca’ San Marco (m 1830). E’ possibile fare tappa qui oppure, a pochi minuti, al nuovo rifugio Passo San Marco 2000. Dai rifugi di S. Marco escursioni: in 20 minuti al Passo San Marco (m 1992), notevole punto panoramico, al Monte Ponteranica, al Passo di Verrobbio e al Lago di Pescegallo, al Pizzo Segade.